Non sono una fan delle serie tv, credo di aver amato solamente #lost prima di questo momento. Ma quando ho cominciato a vedere #Maniac ho capito che c'era qualcosa di molto più profondo e inquietantemente studiato dietro a tutto ciò: talmente profondo che chi non ha mai intrapreso un percorso di #psicoterapia personale può addirittura faticare a comprendere.
Sin dall'inizio appare evidente la psicologia dei personaggi come qualcosa di ben distinto ma magistralmente e minuziosamente studiata: il disagio mentale, dal più leggero al più grave, è sempre un tentativo di adattamento alla realtà percepita.
Tutto, dall'ambientazione alle caratterizzazioni della società, sembra uscito da un film di Kubrick futuristico, sapientemente mixato al perturbante di Lanthimos.
Tutto sembra così "lontano" dalla realtà da farci abbassare le difese nei confronti di questa serie e ritrovarci poco dopo nel salotto tutti i temi che più ci sollecitano, che ci sentiamo più pazienti o più dottori poco importa: siamo tutti in balia della stessa materia grigia.
Ma vediamo perché Maniac è una serie così importante per capire i meccanismi e le aree della psicoterapia (e perché, in fondo in fondo, sarebbe bello se tutti potessero permettersela):
1. possiamo capire realmente come si sente qualcuno che ha un disagio psichico
Anche quando è un disagio più invasivo di altri (come la schizofrenia paranoide del protagonista): il disagio psichico viene affrontato in modo umano, nulla di trascendente o volutamente eccessivo: ci pone di fronte alla realtà delle cose, belle o brutte che siano. Come vi potreste sentire se di punto in bianco sentiste di essere finalmente riconosciuti, almeno minimamente, in un lavoro salvo poi sentire mille altre voci che vi dicono che questo lavoro non esiste? eppure voi l'avete toccato con mano, ne siete certi. L'ansia, l'angoscia, la confusione.. cosa è reale e cosa no? Sono io o sono gli altri? Se la mia realtà non è la realtà altrui, cosa può succedere?
2. esisterà sempre qualcuno che cercherà la via breve per stare meglio
ed è normale: se il disagio è forte, causa dolore, vergogna, rabbia o sofferenza, opteremmo - senza conoscere i reali effetti - per qualcosa che ci promette la soluzione 3 giorni dopo o per un percorso che inizia e non ha una scadenza precisa? Maniac esplora l'urgenza di chi sta vivendo situazioni di difficoltà già da molto tempo, chi è stufo di non avere il proprio senso e il proprio spazio, chi sogna tutte le notti qualcosa che l'ha segnato. Ma esplora anche quanto la propria mente ha bisogno della relazione, di quanto - forse - la cura più efficace è quella umana: anche lo scienziato, alla fine, crea una macchina a somiglianza (mentale) della madre per legittimarsi il volerle bene e non essere rifiutato, pur provando ambivalenza anche nei confronti di essa (o, se proprio vogliamo analizzare Maniac, l'essere invaso dalle modalità sessualizzate della madre per poi essere rifiutato affettivamente nb.).
3. esistono gli psicoterapeuti e sono persone, nel bene e talvolta anche nel male.
La madre dello scienziato è chiaramente una persona particolare, invadente, invischiante, un ego grandioso... e dall'alto della sua convinzione è addirittura una psicoterapeuta (e di successo, in questo mondo distopico!). Questo riporta ad un grande e verissimo punto: gli psicoterapeuti sono persone, non hanno la chiave della felicità ma sanno come navigare nelle acque della sofferenza. Non sono la terra ferma che la vostra nave ha bisogno, ma sono un valido mozzo che vi aiuterà a guidare al meglio la vostra nave tra le onde. Proprio per questo, tuttavia, non è escluso che qualcuno si perda - magari una volta nella vita. Se volete sapere come approcciarvi ad una psicoterapia leggete qui -> Come trovare lo Psicologo o lo Psicoterapeuta che fa per te.
4. La relazione cura la relazione. La chimica oscura il sintomo.
In casi specifici (come quei disagi accompagnati da sintomi evidenti e causa di eccessiva vergogna per chi li vive) talvolta il percorso è parallelo: la chimica cura il sintomo e la relazione cura la relazione. Ma cosa avviene se si basa tutto sulla chimica e si pensa di sostituire la relazione con un surrogato di psicoterapeuta in AI (artificial intelligence)? Il tentativo di negare la ferita è paradossale ma sempre più frequente: si esclude al posto di curare. Maniac lo porta all'estremo, ma pone una questione cruciale: alle volte l'incontro umano è talmente pregno di paura e dolore che si esclude completamente, si "delega" lo sforzo, si diventa pazienti passivi e non attivi nella propria cura. E ci si infila in quelle paludi in cui un incontro autentico diventa sempre più difficile da sperimentare, sebbene sia la cosa che nel profondo più desideriamo (e, forse, è proprio la paura della delusione di questo stesso incontro che ci porta una grande paura nel cercare di sperimentarlo).
5. Darsi tempo
Alle volte è il tempo che ci manca: ci sentiamo come se ne avessimo perso fin troppo e ci aspettiamo che tutto cambi all'improvviso, perchè è il nostro desiderio profondo. Non ce la facciamo più. E purtroppo, proprio in questa sensazione, ci dobbiamo stare. Maniac esplora questo senso di urgenza e di rassegnazione che tutti, ad un tratto, possono provare. E insegna, in modo magistralmente Kubrickiano, che ogni cosa ha il suo tempo per fiorire, dal momento in cui si comincia ad innaffiare il seme. Non esiste fiore che sboccia il giorno seguente, nè chimicamente nè naturalmente. Il tempo pare sempre non parallelo in Maniac, i luoghi sono frenetici e la mente delle persone ricerca pace, poi la mente corre e i luoghi paiono incredibilmente lenti, fino al fastidio. Si tratta, in Maniac e fuori, di capire quale sia il proprio passo.
6. “È nel momento in cui mi accetto così come sono che io divengo capace di cambiare”
da questa frase emblematica di Carl Rogers, luminare della psicoterapia centrata sulla persona, si staglia la parte di "cura" della serie: nel momento in cui tutti, dallo scienziato ai protagonisti, comprendono nel profondo di essere come sono - anche se opposto al loro ideale - il terreno della propria vita diventa fertile per "piantare" relazioni e incontri puri, senza maschere e senza finzioni. La protagonista si accorge che, nella "peggiore" delle sue modalità - la più vera nel suo disagio - ha trovato qualcuno che ha potuto comprenderla e accettarla: questo è il vero senso della relazione che cura. Solo quando abbiamo capito come stare in ciò che pensiamo sia l'attesa, allora possiamo realmente vedere il mondo con una nuova prospettiva. E questo Maniac lo fa vivere pienamente: non in intricate spiegazioni, ma in racconti assurdi che poi sono più vicini alla realtà di quanto pensiamo.
Dott.ssa Alessandra Colombo
Psicologa del Benessere
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