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Immagine del redattoreAlessandra Colombo

Cosa succede quando due psicologi si pongono domande sul film "Il Buco".

Aggiornamento: 5 giu 2020

Il film per eccellenza di questa quarantena è chiaramente "il buco", sponsorizzato da Netflix in ogni modo e in ogni dove. Ammetto di non essermi informata più di tanto su cosa fosse, e questo è stato il mio primo errore.

Ho una passione per i film un po' strani, quelli alla Lanthimos o alla Bong Joon Ho per intenderci, per cui ho immediatamente pensato ad un film relativamente strano ma in un certo senso piacevolmente digeribile. No.


Il buco prende fin dall'inizio, ma l'intento di questo articolo non è fare una recensione - di cui internet ne è attualmente pieno - ma condividere con voi la miriade di domande che ci siamo posti io e il mio collega Riccardo Calandra. E, non meno importante, ci siamo dati delle risposte.



1. Ma cosa ci fa lì la bambina?


L'hanno messa lì apposta? Scende autonomamente? Si trova sempre lì?

su questa cosa facciamo tutt'ora fatica a immaginare una risposta. Io pensavo personalmente che fosse il suo luogo "fisso", abbiamo ipotizzato che potesse scendere ogni mese ma sappiamo benissimo che sola e indifesa sarebbe sicuramente stata divorata se fosse partita dai piani superiori. L'ipotesi più accreditata è quindi quella che si trovi lì per un motivo specifico. Forse per simboleggiare che nei sistemi di potere chi ne fa realmente le spese, ai piani più bassi, è l'innocente senza possibilità di difesa? Boh.


2. Cosa simboleggia il buio in fondo?


Abbiamo pensato all'inferno o, più semplicemente, al "dietro le quinte": tutto si spegne, cala il sipario. Sarà forse l'inferno? la metafora della morte? Rimane un grande, sonoro dubbio: perché ad accoglierlo c'è il vecchietto del coltello e non il suo nuovo amico? o almeno perché non la donna con il cane? alla fine anche lei fa parte di lui ormai.


3. Cosa vuol dire la bambina che sale? e la panna-cotta?


Ci chiediamo, cinicamente, cosa avrebbe avuto più effetto: la pannacotta o la bambina? Forse la pannacotta ha avuto un senso perchè ha sfamato la bambina? Ho pensato che potesse - e questa volta lo dico gonfia di ciò che si sente quando si decifra qualcosa di difficilmente decifrabile - essere una metafora di crescita tutt'altro che banale. "il messaggio" subisce una transizione: da messaggio ego-riferito (o addirittura narcisistico sotto certi aspetti), pregno di "sfida", come la panna-cotta a messaggio umano. L'interesse quindi trasla dal sè al bisogno primario, alla condizione umana essenziale. Il nuovo amico era convinto che, una volta raggiunta la cima, ci sarebbe stato Dio: avrebbe ottenuto la libertà. Così il mandare su la bambina, sfamandola, avrebbe garantito in un certo senso la sua libertà.

Ci siamo anche chiesti che fine avrebbe potuto fare, salendo, ma la risposta ce la da l'ufficiale (tra Obama in sedia a rotelle e il sergente Hartman): nemmeno chi lavora nel sistema sa come è composto il sistema. La donna del cane non sapeva ci fosse una tale condizione, non sapeva neppure ci fossero tanti piani. "Non c'è mai limite al peggio", in fondo... nel vero senso della parola.

Immaginiamoci cosa significa portare l'ultimo piano all'esterno, alla luce del sole: la bambina sale con il tavolo sporco. La mattina il ragazzino che si occupa di pulire la tavola, che probabilmente pensa che sia stata ordinatamente "spazzata" dagli inquilini del luogo, trova tra i piatti sporchi e rotti una bambina addormentata. Una bambina che non dovrebbe essere lì e che arriva niente di meno che dall'ultimo di quei miserabili piani.

La legge non ammette ignoranza, la cecità sì. Ma quando viene imposto di vedere, non si può far finta che vada tutto bene. La bambina non è un messaggio di potere, è un messaggio di vita. E' una richiesta di vedere oltre, oltre a ciò che conosciamo per come lo conosciamo.



4. quindi la donna sanguinaria non era folle?


Un po' folli lo siamo tutti, ma diciamo che la donna del film, quella che ogni mese scende e uccide tipo metà "palazzo", si potrebbe battere per il titolo. Ad un certo punto la donna del cane, con serietà, comunica al protagonista che quella donna ha chiaramente dei problemi, è una "pazza sanguinaria" che cerca un bambino che non esiste, perché in quella struttura non sono ammessi minori di 14 anni. Il che avrebbe anche senso, direi. Ancora una volta guardiamo tutto con gli occhi di chi "sta fuori": beh chiaro, non avrebbe avuto senso che ci fosse un bambino (quindi adulti, anziani, poveri in canna sì?)... e, in fondo, quello sguardo un po' perso e un po' vuoto (potremmo forse pensare che sia uno sguardo traumatizzato?) ci rassicura pensare sia lo sguardo di una folle. Ci fa meno male pensare che sia "matta" e uccida tutti senza senso piuttosto che pensare che ogni mese vada a cercare questo figlio/a scomparsa e potenzialmente in balia della fame altrui.

Fa riflettere che, dopo aver additato una persona - che oggettivamente ricordava un po' qualche demone della mitologia asiatica - come pazza, ci siamo accorti che, forse forse, era quella più cosciente (e quindi traumatizzata!) della realtà circostante.


5. ma la bambina è entrata con la donna?


Abbiamo pensato a due inquietanti opzioni: la bambina è entrata con la donna? e se sì, per quale assurdo motivo? oppure... la donna ha partorito la bambina lì? In tal caso significherebbe che tale luogo è più vicino ad un ergastolo che un luogo dove effettivamente si possa entrare o uscire, o, come dice il protagonista, ottenere "un attestato" una volta terminato. E' anzi più probabile che sia in realtà un luogo dove si entra e non si esce più, ciò andrebbe anche a giustificare effettivamente il perché non si sappia realmente nulla di ciò che avviene internamente.


Queste sono state le nostre riflessioni a riguardo, "spremute a freddo" in un periodo (il lockdown) che sicuramente non ha giovato nel contenere quelle emozioni più forti e spiacevoli come ansia, angoscia, rabbia e paura. E voi? Cosa ne avete tratto?






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