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  • Immagine del redattoreAlessandra Colombo

Cosa è il FLOW e perchè è il caso di coltivarlo?

Tutti parlano di #flow... aziende, enti sportivi, discipline orientali, psicologia.

Ma cosa è realmente questo FLOW?

Non starò a riempirvi di definizioni, questo è un blog di #psicologia e non una lectio magistralis: la traduzione letterale lo vuole definire come "flusso"(metaforico), ma in italiano potremmo più semplicemente identificarlo come #focalizzazione e #concentrazione.


Per farvi un esempio, la prima volta che sperimentai consapevolmente uno stato di flow avevo 15 anni ed ero in vacanza. C'era un torneo di ping pong, ed ero decisamente favorita nel poter vincere il torneo - e l'agognato cocktail analcolico come coppa trofeo.

Mentre battevo sul tavolo da ping pong non avevo occhi che per la pallina: la mia mente era vuota e - sebbene minuti prima pensavo ad un ipotetico Nadal in miniatura, in quel momento ero solo e unicamente immersa in quel flusso di pensieri - non stressogeni, ci tengo a precisare - basato su come battere, dove battere e come "tentare" di strutturare la partita. Non per niente il flow, nello sport, è definito come Trance Agonistica: si parla di trance perchè è uno stato di coscienza "alterato".

In quell'occasione un ragazzino intorno a noi disse "cavolo, come sei concentrata, non guardi più nessuno."


La Concentrazione

La concentrazione è una componente fondamentale del flow.

In quel momento non esistono tutte le cose che affollano la nostra mente.

E' come se ad un tratto, come ad un concerto, ci fossero le transenne che dicono "bene, fuori tutti e mettetevi in coda. Quando è pronto potete entrare".

Quando qualcosa ci piace, la concentrazione è quasi automatica e inconsapevole: esiste quella cosa e tutte le nostre energie convergono in essa.

L'azione alla base della concentrazione (e del flow) può essere di natura assolutamente differente: può essere uno sport così come un lavoro particolare, un atto religioso (ad esempio pregare, per alcune persone) o un hobby (ad esempio dipingere, ascoltare/suonare musica, dedicarsi al modellismo ecc.).

La concentrazione massima, tuttavia, si ha nel momento in cui la persona perde - in modo funzionale - la propria percezione di sè e del tempo: non si sente il tempo che scorre, non si sentono le proprie necessità (banalmente, non si percepiscono più gli elementi di disturbo).

Vi è mai capitato di fare qualcosa che vi ha fatto credere che fossero passati 5 minuti e invece erano ore? O non percepire molto caldo e finire completamente fradici? Ecco, quella è la concentrazione ottimale.


La Focalizzazione

La focalizzazione prende il suo nome originario dall'ottica.

Con focalizzazione su una azione si intende la capacità di definire un obbiettivo specifico e aver bene in chiaro che da quello "non si devono distogliere gli occhi".

Potremmo definire focalizzazione, banalizzando, la mia attenzione specifica sulla pallina da ping pong da cui non distoglievo lo sguardo, nel racconto in apertura.

Tutto bello, ma cosa ci azzecca con il flow? Ci azzecca eccome! Il flow è tale se - oltre alla concentrazione - vi è una azione mirata.

Ci sono obbiettivi precisi, modalità ben definite e - per certi versi - anche una consapevolezza tale da rendere la sfida qualcosa di gratificante.

Sempre banalizzando, non proverò flow se vado a correre una maratona senza allenamento, ma frustrazione, fatica, dolore.


Perchè il flow fa bene?

Il flow è una cosa personale, interiore, proprio per la sua configurazione non prevede che lo sguardo dell'altro possa intaccare il beneficio che ne traiamo.

Quando stavo giocando a ping pong, non percepivo lo sguardo degli altri, eppure mi stavano guardando e si meravigliavano della mia concentrazione.

Quando mi allenavo a nuoto non percepivo le persone nelle corsie laterali, c'ero io, l'acqua e i blocchi di fine corsia.

Questo vale nello sport e in ciascuna attività che si sente propria: dall'hobby (anche il cucito può sollecitare il flow!), al lavoro, alla "semplice" azione di routine.

Il flow di cui parlo non è una gara, è un allenamento personale (in qualsiasi campo) volto al benessere, è quindi importante distinguere l'attività finalizzata al miglioramento della prestazione da quella finalizzata al benessere.

Il Flow diventa una esperienza positiva perchè non sfida - mettendo in dubbio - le nostre capacità, ma le asseconda: ci fa sentire validi, efficaci, avvolti nel nostro spazio interiore.





Una piccola guida per sperimentare il flow

Creiamo un piccolo schema per una attività da sperimentare

  1. identifichiamo una attività che ci piace e ci fa sentire bene.

  2. poniamoci un obiettivo che non sia sfidante ma raggiungibile secondo le nostre potenzialità - ad esempio non mi pongo di copiare la gioconda se dipingo bene ma non benissimo, è importantissimo conoscere i propri limiti - non come qualcosa di negativo ma come qualcosa di dato: se sono alto 1,70m non posso arrivare a 2,20m di scaffale. E ciò non mi rende meno, mi rende ciò che sono.

  3. Assicuriamoci di poterla svolgere in un luogo per noi comodo, accogliente e senza quelle distrazioni che possono innervosirci o causarci disagio - ad esempio se mi piace fare la mia attività prendendomi uno spazio indefinito, non lo farò nella pausa pranzo che so che, avendo un'ora e basta, potrei causarmi ansia di finire per tempo: mi dedicherò una sera o un momento di maggior tempo.

  4. Assicuriamoci di aver pensato a tutto: avere un senso di controllo può aiutarci a percepire meno stress ed essere più tranquilli.

  5. Teniamo traccia di ciò che abbiamo fatto: senza un fine giudicante, semplicemente come ricordo di aver fatto qualcosa e di averlo fatto bene, con consapevolezza.



Buon flow!

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Contattami qui: alessandracolombopsicologa@gmail.com


Dott.ssa Alessandra Colombo

Psicologa del Benessere

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