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Immagine del redattoreAlessandra Colombo

Aiuto, mio figlio non parla più

Il mutismo selettivo ha una incidenza rara, e, proprio per questo motivo, non ci sono molti articoli o informazioni per quei genitori che sentono di avere bisogno di capirne di più.

Come capire se il proprio figlio ha un mutismo selettivo?

Come comportarsi?


Cos'è il mutismo selettivo?


Il mutismo selettivo si trova in quei bambini che, per un motivo o per l'altro, smettono di parlare in pubblico, pur restando talvolta loquaci in casa o nei luoghi in cui si sentono "sicuri"; altre volte, invece, smettono di parlare anche in presenza di parenti prossimi.

Il mutismo selettivo rientra nel DSM-5 (manuale diagnostico) come disturbo d'ansia.

Cosa significa? Significa che il dialogo diventa non più uno strumento di vicinanza, ma di "barriera": non parlando non si lasciano avvicinare da chi sta intorno, pur partecipando a volte alle esperienze sociali utilizzando altri strumenti (come gesti, suoni e monosillabi).

Tuttavia, il mutismo selettivo nel bambino è temporaneo, anche se non si può definire di preciso quanto tempo ci vorrà per tornare ad una situazione di dialogo.

Di solito si verifica prima dei 5 anni di età, ma può mostrarsi anche all'inizio delle scuole elementari dato il carico emotivo e sociale che ne consegue: si cambia la scuola, i compagni, esistono i voti e il bambino può sentirsi a disagio data la richiesta della prestazione.


è sempre mutismo selettivo?

Assolutamente no. Ci sono altre condizioni da considerare che potrebbero definire il mutismo del bambino come qualcosa di secondario, ad esempio disturbi gravi del linguaggio, ospedalizzazioni, traumi cranici e così via. E' sempre importantissimo svolgere tutti gli esami del caso, qualora si sospetti che possa essere di causa organica.

Una volta che è esclusa la causa organica, la scelta più indicata è di andare da un professionista che possa assicurarsi che sia mutismo selettivo e di conseguenza strutturare un percorso che possa essere il migliore possibile per il bambino.



Come approcciarsi al mutismo selettivo?


E' fondamentale approcciarsi ad uno specialista nella psicologia o nella psicoterapia.

Il bambino ha bisogno di ricreare un tema di fiducia, senza sentirsi giudicato (e quindi accrescere il proprio stato d'ansia). Spesso, con l'insorgenza del mutismo selettivo si verificano anche situazioni di esasperazione da parte di operatori che hanno a che fare con il bambino: non vengono comprese le cause scatenanti e spesso ci si rivolge anche con un tono più aggressivo, causando ancora più ansia nel bambino e confermando la sua idea che il silenzio sia un luogo sicuro.

Il mutismo selettivo ha un suo tempo e la fiducia non la si può comandare: il professionista scende nella bolla del bambino e aspetta che si fidi, per poi iniziare un lavoro insieme che rispetta i tempi e le paure del bambino stesso.

Spesso si scopre che alla base del mutismo selettivo vi sono particolari situazioni sociali (ad esempio un senso di esclusione del bambino da parte dei compagni - che poi si acutizza ancora di più) o balbuzie e difficoltà leggere del linguaggio (non quindi ostacolanti meccanicamente la parola) che tuttavia fanno sentire il bambino a disagio e pieno di vergogna per come si esprime.

Il bambino, di solito, mostra un temperamento timido e ansioso, tendente alla diffidenza verso il prossimo. Alcune volte mostra il forte desiderio di entrare in contatto con gli altri bambini, ma porta in sè un senso di paura nell'avvicinarsi, rendendo quindi difficile la socializzazione anche tra pari.


Cosa provano i bambini con mutismo selettivo?

provano un senso di inadeguatezza, si sentono incapaci di gestire una situazione non conosciuta e si sentono come se non potessero in ogni modo venirne a capo. Nel sentirsi così incapaci provano inoltre un forte senso di vergogna, che li fa sentire ancora più deboli di fronte alla difficoltà che il mondo sembra portare con sè. Proprio per questo motivo, sono bambini suscettibili alle critiche e ai giudizi, che per essi diventano vere e proprie armi taglienti, così come il sentirsi - direttamente o indirettamente - oggetto di sguardi o attenzione.

Per questi bambini qualsiasi sguardo diventa un riflesso di come loro si sentono: anche lo sguardo più benevolo viene interpretato come uno sguardo di giudizio o derisione.





Cosa possiamo fare per agevolare la situazione?

  1. Non forziamoli a parlare: se non vogliono parlare, noi stiamo con loro. Creiamo una situazione di fiducia reciproca: se tu non parli, allora io userò il tuo linguaggio. Sarà come dire "se non parli hai un buon motivo e io lo rispetto. Aspetterò il tuo tempo e quando sarai pronto, potremo sperimentare insieme un dialogo."

  2. Ricordiamoci che ci guardano più profondamente di altri: se noi siamo irritati dal loro silenzio, loro lo percepiranno come una sberla.

  3. Siamo trasparenti: se ci sentiamo tristi, diciamolo. Se ci sentiamo arrabbiati, diciamolo. Ma mai facendo ricadere la colpa di questa sensazione sul bambino: "sono molto triste perchè non mi parli" diventa "mi sento triste perchè vorrei parlare con te, ma non so come fare". Sono importantissimi i messaggi-io.

  4. Giochiamo: troviamo un modo di creare un ponte e della curiosità. Quando un bambino è curioso, fa le domande.

  5. Utilizziamo ogni comunicazione artistica: la musica, la pittura, i giochi visivi. Se non vuole parlare, magari desidera raccontarci una storia con delle figure.

  6. Rispettiamo i tempi: a volte si fanno due passi avanti e uno indietro. Va tutto bene, è normale.

  7. Rispettiamo le loro emozioni: se si sentono tristi, pieni di vergogna ed esclusi non forziamoli ad entrare per forza in contatto... ne avremmo un effetto molto spiacevole per il bambino! Piuttosto rispettiamo come si sentono, facciamo sentire che siamo lì con loro, pronti ad affrontare la situazione.

  8. rispettiamo le distanze: a volte non vogliono qualcuno che stia troppo vicino o che li abbracci - anche se quello che sentiamo noi è la necessità di proteggerli e tenerli al sicuro, per loro può essere una situazione ancora più densa di ansia e vergogna.

  9. non giudichiamo: non diamo voti o critiche - a loro, in questo momento, non servono! piuttosto, rinforziamo positivamente: "oggi sei stato proprio bravo" "ma lo sai che mi è piaciuto moltissimo quando hai letto la poesia?" ecc.




Perchè è necessario intervenire tempestivamente?


Prima abbiamo detto che questa condizione è temporanea, tuttavia non si sa esattamente quanto tempo può occupare.

Ci sono molti motivi per cui intervenire tempestivamente è la scelta più idonea:

  1. il benessere del bambino: il bambino non si diverte a non parlare, è il suo modo di difendersi dall'ansia e dai sentimenti spiacevoli che prova verso il mondo esterno, ma non lo fanno stare bene.

  2. la prolungata condizione di mutismo ha ripercussioni inevitabili sul sistema sociale: il bambino si sentirà escluso, non completamente inserito in gruppi amicali e spesso proverà una forte gelosia nei confronti di quegli amici che estendono la rete sociale anche ad altri bambini, sentendosi traditi e in qualche modo messi da parte.

  3. Anche a livello scolastico si hanno ripercussioni: l'ansia e il mutismo generano difficoltà crescenti nel sostenere prove scolastiche di qualsiasi entità, fino all'essere considerati con un QI sotto norma (quando invece non è sempre così!)

  4. se non curati, possono portare a condizioni di ansia crescente e internalizzata nel bambino: questo vuol dire che, se non accompagnati in questi percorsi, possono mostrare difficoltà crescenti e aumentare il rischio di sviluppare disturbi di ansia o depressione in futuro.

Il mutismo selettivo non è una condizione grave, se presa per tempo.

In ogni situazione ricordiamoci sempre di mettere al primissimo posto il benessere del bambino: ci interessa che stia bene, che riesca a sentirsi via via più incluso e in grado di fare le cose, in ultimo ci interessa che possa riprendere le parole per creare ponti soddisfacenti con gli altri bambini.

Non siete soli, scegliete sempre dei professionisti e non affidatevi a figure non formate.


Hai bisogno di una consulenza o di un incontro?

Contattami!

Dr.ssa Alessandra Colombo,

Psicologa.

alessandracolombopsicologa@gmail.com

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